giovedì 25 marzo 2010

La Chiesa di San Giovanni Battista a Paterno


La Chiesa di San Giovanni Battista si erge sopra una scalinata a sinistra arrivando dalla piazza. La facciata è adiacente all’edificio principale in pietra, caratterizzato dal portale datato ‘1798’ sulla chiave di volta.
L’ incisione della dedica al Santo è posta sull’architrave del portale, ornato da formelle con simboli cristiani, dove si legge “TEMPLUM DIVI IOANNIS MD MDLVIII”
Il Santo è rappresentato nell’affresco (sec. XVI-XVII) sopra l’ingresso e posto a destra della Vergine con il Bambino, ai lati San Rocco, patrono dei malati e degli appestati e San Lorenzo, patrono dei diaconi e dei cuochi.
L’impianto architettonico della Chiesa, su pianta rettangolare, è diviso in tre navate unite da grandi arcate; il tetto è caratterizzato da capriate lignee. Guardando verso il presbiterio l’altare centrale, orientato a sud, si presenta in forme tardo barocche ed è costituito da due colonne in marmo elevate su alti plinti, che sorreggono una trabeazione a timpano spezzato, ai lati due cherubini sorreggono una corona; l’abside quadrata al centro ospita la statua della Madonna del Rosario.
L’interno conserva interessanti opere d’arte. Uno sguardo particolare va rivolto agli affreschi cinquecenteschi: “La Madonna del Rosario”, “La Vergine con il Bambino benedicente”, “l’Adorazione dei Pastori”.
L’impostazione cinquecentesca dei tre affreschi, nella costruzione degli spazi, è fusa ad una pittura espressiva nella carica emotiva dei volti degli astanti, insieme ad una intenzionale esortazione dei committenti all’avvicinamento delle fede. Da rilevare una somiglianza tra gli angeli rappresentati nel catino absidale della Natività con quelli presenti nell’affresco della Madonna del rosario; ogni affresco presenta motivi decorativi a grottesche. I tre affreschi meriterebbero un’accurata analisi, sia per lo stato effettivo della conservazione sia per potergli restituire una paternità che non è stata ancora identificata.
Nel 2001 sono stati eseguiti, ad opera della Soprintendenza dei Beni Artistici del Lazio, dei restauri nel corso del quale è emersa la presenza di un altro affresco sottostante a quello della Madonna del Rosario

Paterno di Castel Sant’Angelo

Paterno, frazione di Castel Sant’Angelo comune della provincia di Rieti, è un paesino sulla collina firmata dai ruderi delle Terme di Tito, sopra l’antico lago di Cotilia, secondo le fonti, alimentato da una sorgente sacra alla dea Vacuna. Il territorio è ricco di laghetti di origine carsica, di sorgenti ferrose e solfuree e offre diversi siti di interesse archeologico. Protagonista dell’area in cui sorge il paese è l’acqua nel suo significato pagano e cristiano, ed è l’acqua a dominare Paterno. San Giovanni Battista al quale è dedicata la chiesa, battezzava con l’acqua purificata dall’ “agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Giovanni 1, 29); acqua di rinascita quindi come indica una rana scolpita nel fondo dell’acquasantiera della Chiesa, a simboleggiare il male esorcizzato. L’acqua compone musica costante nella piazza di Paterno, con il fontanile cinquecentesco costituito da un abbeveratoio dentro il quale è incisa la data del 1498 e una vasca lavatoio, posta in un vano delimitato da due archi, tra i quali è inserito un antico frammento architettonico che raffigura una spada, forse riferita allo strumento con il quale fu decapitato San Giovanni Battista. All’angolo della vasca lavatoio vi è un mascherone da cui sgorgava acqua verso una ciotola in marmo. L’impianto architettonico del fontanile può ricordare quello dell’abruzzese fontana Sarracco a Scanno. Paterno di Castel Sant’Angelo faceva parte del territorio abruzzese, compreso nella provincia dell’Aquila degli Abruzzi della quale Cittaducale era capoluogo di circondario, poi ceduta, nel 1927, alla provincia di Rieti. L’antica “abruzzesità” dei luoghi si può respirare attraverso elementi tipici quali gli abbeveratoi, le conche piene d’acqua che le donne portavano sul capo, la dolcezza del paesaggio. La Chiesa di Paterno e il fontanile caratterizzano la piazza avvolta dalla case tra le quali sovrano è il campanile. Il Paese appare veramente come un piccolo presepe, soprattutto la notte, quando le luci lo sorvegliano. E’ proprio il tema della Natività ad essere stato acceso, nel corso degli ultimi anni, durante il mese di Dicembre, attraverso varie rappresentazioni, in particolare il presepe in cartapesta allestito in una grotta naturale, con personaggi a misura d’uomo, creato da Rosanna della Valle e il presepe vivente con i figuranti di Scanno.A sinistra dell’altare centrale è posta la statua della Madonna del Rosario.
A Paterno la festa del Santo Rosario si festeggia la terza domenica del mese di Agosto e la Vergine viene portata in processione per le stradine del paese, nelle quali si possono incontrare, sulle pareti di alcune abitazioni, antiche immagini devozionali: in particolare un Sant’Antonio da Padova e un cristogramma dipinti sopra le porte di alcune abitazioni private. La processione viene preceduta dalla funzione religiosa anticipata dalla banda musicale. I festeggiamenti si concludono con il ballo di grandi fantocci, le tradizionali “pupazze” (anch’esse legate alle usanze abruzzesi) animate da un uomo che le guida per farle danzare, mentre pian piano si accendono i fuochi pirotecnici, per farle bruciare. Questa tradizione si può collegare a San Giovanni Battista i cui attributi sono il fuoco e l’acqua. Il fuoco, in quanto il suo giorno di nascita, il 24 giugno, rientra nelle celebrazioni solstiziali e per le quali anticamente si accendevano i falò, durante la notte di San Giovanni, considerati purificatori quanto l’acqua con cui battezzava: “In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.”(Luca, 3,15-16. 21-22) Uscito dalle acque del Giordano, nel quale ricevette il Battesimo, infatti, Gesù “fu come divorato da un fuoco, da una nuova energia che lo avrebbe spinto a girare per città e villaggi annunciando ovunque il Vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità”: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, la divisione…”. E nel parallelo di Mt (10,34) Gesù dirà: “Non sono venuto a portare la pace ma una spada…”. (Lc 12, 49) Gesù attraversa la sofferenza e la morte, come un “immergersi dentro”, come un altro battesimo e con la resurrezione accenderà il fuoco dell’amore. Il battesimo d’acqua è l’inizio della vita, la nascita, ma poi è il battesimo di fuoco che ci fa credenti ed autentici.